Con l'inflazione a due cifre, cedolare secca o aumento Istat? I dubbi dei proprietari

Con l'inflazione a due cifre, cedolare secca o aumento Istat? I dubbi dei proprietari

Con l'inflazione a due cifre, cedolare secca o aumento Istat? I dubbi dei proprietari

Avere l’inflazione a due cifre è una situazione che quelli come me, appartenenti alla categoria dei diversamente giovani, ricordano essere assolutamente normale negli anni ‘70 e ‘80.

Per i più giovani invece, che sono cresciuti in un’epoca di recessione con addirittura la deflazione e il tasso negativo, significa affrontare una situazione del tutto nuova, i cui effetti nel tempo magari non sono per loro facilmente intuibili.

Sto parlando del fatto che un proprietario, che loca un immobile con la cedolare secca, non può effettuare negli anni del contratto il famoso (e nei decenni scorsi normalissimo) adeguamento Istat del canone di locazione.

Questo adeguamento una volta era pari al 75% del tasso d’inflazione dell’ultimo anno e oggi può essere anche del 100%.

Negli ultimi anni, con l’inflazione vicino allo zero, optare per la cedolare secca è stato per i locatori un grande vantaggio economico per il risparmio sull’Irpef. 

Scegliendo la cedolare secca infatti si paga solo un imposta fissa sul canone percepito che normalmente è del 21%, ma che può essere anche ridotta al 10% se la pigione richiesta rientrasse nei valori previsti dalla legge e fosse certificata dalle associazioni di categoria degli inquilini o dei proprietari.

Nel regime fiscale normale invece tali introiti sarebbero tassati in maniera diretta con l’Irpef e quindi generalmente in maniera superiore al 21%

Oggi però con l’inflazione a due cifre può rivelarsi un pericoloso boomerang, soprattutto se il canone percepito non rientrasse nei parametri che danno diritto alla cedolare secca agevolata al 10%.

Infatti, se per esempio si locasse una casa a 500 euro il mese e si avesse l’inflazione annua mediamente al 10% per i prossimi anni, allo scadere dei 5 anni di un 3+2, non avendo potuto adeguare il canone a questi aumenti, si avrebbe il valore in potere d’acquisto di quest’ultimo diminuito del 50% circa.

Per cui sarebbe opportuno che i locatori facessero bene il calcolo di quale regime fiscale scegliere.

Ricordo comunque che i proprietari possono scegliere ogni anno che regime fiscale utilizzare tra la cedolare secca e il regime normale.

Quest'ultimo infatti gli permetterebbe di adeguare il canone di locazione alla variazione Istat annuale e senza che gli inquilini possano opporsi, a patto però che ne fosse stata prevista la possibilità fin dall’inizio nel contratto di locazione.

Vito Desanguine

22/01/2023